Passarono gli anni. Alba cresceva forte e sottile, ginocchia sbucciate e pugni chiusi. «La mia stella ruvida», così la chiamavo stringendola a me prima di cena.
Capitolo 2 – La Giumenta
L’anno ha fatto il suo giro e Smirne è comparsa con le prime rondini. Una domenica di aprile mi ha trovato in cucina, è entrata e ha detto: «Resto».
Luana
Carlo si voltò a guardarla, lì sulla porta, e sorrise. Le caviglie ancora sottili e bellissime, il busto che con gli anni si era ingrossato un po’, le rughe intorno agli occhi che la facevano sembrare saggia, gli zigomi alti. Era ancora lei, Luana.
Le certezze
Lo invidiai. So che è incredibile a dirsi, e ingiusto: la vita di Bill stava crollando, e Dio solo sa quale sarebbe stato il fondo, eppure io in quel momento lo invidiai. Riusciva a lasciarsi andare a se stesso, anche con me accanto. Con chiunque accanto. Così fa la gente, quando è disperata.
Cielo bianco
Alla fermata dell’autobus, una ragazza bruna cerca di non piangere. I lampioni perdono la luce, in fondo alla strada.
D’improvviso ti volti e mi dici: Basta così.
Anche se non te l’ho detto mai
Ti ho vista stringere i pugni e attraversare l’uscita con le spalle quasi a terra. Non ti ho seguita né ti ho fermata; non ho impedito che quel momento diventasse un brutto ricordo con un bel finale: ho lasciato che restasse ferita e cicatrice senza benda (la mia benda, amore, quella che un padre è tenuto a mettere sulle ginocchia sbucciate della sua bambina).
Capitolo 1 – Smirne corre via
Smirne corre via. Non la seguo mai, eppure la cerco senza tregua. Vorrei sapere dove va, cosa pensa. Cosa vuole. Da me, dalla vita.
Lettera all’amico mai avuto
Caro amico che non ho,
Sono gli anni più brutti della mia vita. Mi rendo conto solo ora di tutto il tempo perso a fuggire l’esperienza.
Il vaso rotto
Ero immobile, impotente, raggelata, come una lepre che sente un rumore e intuisce il fucile. Troppo tardi: sentivo già una ferita che sanguinava, da qualche parte.
La 312
Quindi è questa. La 312. Bagno privato, vista sul cortile interno. È carina. Luminosa, pulita, confortevole. Pensavo che avrei provato una sensazione sgradevole entrandoci, e invece non provo niente. Che strano.
Tutto bene
Afferri i biscotti e mi parli di come hai trovato in forma la zia, l’ultima volta che le hai fatto visita. Scegli le mele, le mani inguantate e nervose, e mi dici che Paolo ti ha invitato a cena domani sera: sei contenta, ma hai un po’ paura.
Una donna
Una donna giaceva nuda sul letto. C’era stato qualcosa in quella stanza, ma non sapeva come chiamarlo.
Un uomo si alzò e cominciò a rivestirsi. C’era stato qualcosa in quella stanza, ma non si preoccupava di sapere cos’era.