Lo sciopero dei verbi finiti

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Notturni festivi: aitante moraccione sicuro di sè in tentativo di seduzione di una biondina finta svampita, ma, inciampando rumorosamente, ecco tutti i festaioli mezzi ubriachi e divertitissimi, provocante biondina compresa. Fallimentare segreta danza appartata con biondina e misero imbarazzo prima del congedo.

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Nuvoloso e solitario quattrocchi, lacrimando per ispirazione poetica, in una strada accerchiata di visi curiosi, tra cui uno, femminile e quattrocchi, arrossito e illuminato da lui: prossima storia amorosa d’ispirazione poetica per il nuovo aspirante Romeo.

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Umiliazioni adolescenziali: incontri inaspettati di vecchie fiamme dei banchi di scuola, il ricordo bruciante di lei e l’altro insieme, “Ancora insieme?”, “No, no”, risposta divertita. Sapore dolce di rivalsa sul rivale, ora calvo postino depresso (da un mormorio di paese).

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Maliziosi e duraturi sguardi incrociati. D’improvviso, fitta risata e riparo dietro pagine di un saggio storico da parte del destinatario. “La fine dell’attrazione?”, volto interrogativo e attonito del mittente: no, ma ridicolo e poco credibile leggendo libri al contrario!

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Rosseggiando sulle onde, sorriso rilassato e voglia di romanticismo. Brilluccicando tra le ombre, segreti sospiri smorzati, impauriti da improvvisi fari accesi, possibili inquisitori. Albeggiando tra i gabbiani, risvegli pigri ed infreddoliti, capelli arruffati e umidi, rientri furtivi nelle camere silenziose e non vissute.

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Urla stizzite in camere separate, seguite da una fuga riparatrice fuori dal condominio, ultima arma dopo scuse inefficaci e accuse di pazzia e visionarietà. Libri, occhiali e mutande giù da un balcone tra stupore cittadino e ghigni di comari affacciate. Il tradimento svelato al pubblico della strada, durante il rossore dell’imputato ormai inerme. Presentimento di pettegolezzo mai scollato dal proprio cappotto.

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Silenzio carico d’aspettative. Un evento imminente tra i brividi dei fili d’erba. In un attimo, occhi fissi tra le foglie e sentimento di sangue e violenza come un prurito della terra. Un paio di orecchie svettanti nel cielo, l’immobilità allarmata della preda e presentimento della fine, subito rifiutato per istinto di sopravvivenza. Infine, lo scatto atteso ed annusato. La fine inesorabile, la reazione inutile. Il sangue colante da una gola in singhiozzi. Ultimo singhiozzo. Il predatore soddisfatto di nuovo risucchiato nel buio della foresta.

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